A inizio del mese scorso Mario Draghi ha presentato il rapporto sul futuro della competitività dell’Unione europea. Il testo, presentato alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, parte dalla constatazione (come si legge nella prefazione) che l’Europa “si preoccupa del rallentamento della crescita dall’inizio di questo secolo. Si sono succedute varie strategie per aumentare i tassi di crescita, ma la tendenza è rimasta invariata”. Draghi individua quindi tre aree di intervento per rilanciare la crescita sostenibile dell’UE.
Tra passato, presente e futuro: analisi e prospettive per la crescita dell’Europa
Nella sua analisi per far rilanciare la crescita dell’Unione europea l’ex presidente della BCE e primo ministro italiano ha posto l’attenzione innanzitutto sull’innovazione tecnologica. La necessità di investire su questa priorità, valuta Mario Draghi, nasce dalla consapevolezza dello stato attuale del Vecchio continente. Da una parte, infatti, la spesa pubblica per la ricerca e l’innovazione in Europa non è sufficientemente focalizzata sulle tecnologie innovative. Inoltre bisogna considerare come le aziende europee sono specializzate in tecnologie mature, per le quali il potenziale di innovazione è limitato. Quelle che invece vorrebbero crescere e innovare (e ci sono) sono bloccate nella difficoltà di “tradurre l’innovazione in commercializzazione”. Le aziende che vogliono investire nell’innovazione sono ostacolate dalle norme vigenti (definite incoerenti e restrittive) tanto che il 30% delle startup europee valutate più di miliardo di dollari hanno trasferito la loro sede all’estero.
L’analisi, per quanto critica, non è comunque pessimistica e anche considerando il periodo storico attualmente in corso (quello con la rivoluzione digitale portata avanti dall’intelligenza artificiale) le possibilità ci sono. Ma vanno colte.
Per Draghi l’Europa deve intervenire attraverso i suoi programmi in Ricerca e Innovazione (R&I) andando a supportare e rafforzare le istituzioni accademiche europee all’avanguardia della ricerca globale. Uno degli interventi su cui pone l’attenzione Draghi è anche quello legato al rendere attraente l’Europa per gli inventori così da renderli investitori facilitando l’espansione delle iniziative di successo. Il programma per affrontare il deficit di innovazione proposto da Mario Draghi si basa anche sulla creazione di un ambiente di finanziamento più stimolante e accessibile andando a eliminare tutte le barriere di crescita presenti nei mercati europei.
Andrebbe inoltre promosso il coordinamento tra le industrie e la condivisione dei dati così da accelerare l’integrazione dell’intelligenza artificiale.
Gli altri ambiti d’azione sottolineati da Draghi sono quelli legati all’energia e alla sicurezza. Sul fronte energetico propone di rilanciare un piano per la decarbonizzazione con la transizione energetica che si rivelerà un’opportunità solamente se l’Europa riuscirà a pianificare e coordinare le sue politiche. A oggi ci sono ostacoli legati all’alto costo dell’energia e alla scarsa capacità di generazione di rete che potrebbe condizionare negativamente la diffusione della tecnologia digitale e l’elettrificazione dei trasporti.
Sul fronte sicurezza, invece, Draghi sottolinea come questa sia indispensabile per una crescita sostenibile e c’è la necessità di ridurre le dipendenze dagli altri Paesi. L’UE, constata Draghi, è esposte a una manciata di fornitori e deve invece prevedere accordi commerciali preferenziali e investimenti diretti con i Paesi ricchi di risorse così da garantire una catena di approvvigionamento delle tecnologie chiave.
Per superare le sfide e raggiungere gli obiettivi individuati da Mario Draghi è necessario che a livello europeo ci sia cooperazione andando a prevedere investimenti comuni e una strategia condivisa che sfrutti il potenziale esistente e renda l’Unione europea protagonista degli eventi del futuro.